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ASSOCIAZIONE/DIFFERENZIAZIONE

ASSOCIAZIONE/DIFFERENZIAZIONE ( riunire e dividere, il movimento è un’Opera)

Attraverso il movimento, il corpo, si fa esplorazione dinamica nello spazio, creando di questa relazione un’unica percezione.
Una percezione, che diviene significato, quando realizziamo concretamente che la  lo spazio, ed il moto, non nascono ne da un rimando esteriore, ne, da un bisogno di raggiungere qualcosa che si trova in qualche posizione, fuori da noi stessi. Durante i primi passi, durante le primissime esperienze motorie che un bimbo sperimenta, esso, fatica a raggiungere la separazione, perché il percorso della distinzione, di tutto fuori da sé, è lungo una vita.

All’inizio, quando veniamo al mondo, dividere il nostro sé dallo spazio (interno ed esterno) non è la norma e necessitiamo di molta esperienza, per individuarci oltre quell’Origine che in definitiva ci suggerisce che, tra essa e noi, non ci sono dei reali confini. Tuttavia, le varie tappe di apprendimento, richiedono all’uomo d’imparare a differenziare una cosa dall’altra cosa, per poterle riconoscere e distinguere, per poterle amare, per poterle accogliere in sé, ognuna nelle differenze che le sono proprie.
Imparare a rompere i collegamento con l’Uno, è una fase dovuta, ma tuttavia non semplice, soprattutto all’inizio del nostro percorso umano. Imparare a dividere se stessi, da quell’Origine che la mamma porta in grembo, imparare ad inoltrarsi in questo vasto mondo separato, distinguendo tutte le cose, richiede tempo e movimento, richiede una crescita e uno sviluppo in un corpo. Eppure, al di là del tempo che ci occorre per distinguerci attraverso una personalità adulta, quella matrice unitaria profondissima rimane inalterata. Una matrice che detta l’unica “regola” all’interno del nostro percorso esperienziale, ovvero: risalire all’Origine, riportare la divisione all’Unità. 
All’interno dell’esperienza motoria, la differenziazione  è importantissima, perché, senza differenziazione dei segmenti di corpo coinvolti in un dato movimento, non ci può essere dialogo, ne sincronia tra gli stessi, una sincronia che infatti, fa delle varie parti un’unità sensibile, vivente, un corpo percettivo il quale siamo. Accorgersi di questa capacità percettiva che ci caratterizza, è molto importante, poiché la percezione è il fondamento che ci guiderà durante tutto lo sviluppo delle varie fasi evolutive.

Durante tutte le nostre fasi di sviluppo, la sensibilità percettiva è sempre lì, a testimoniare la nostra vitalità, la nostra organizzazione con lo spazio esterno e in definitiva, la nostra presenza dentro un corpo. L’essere presenti profondamente, a tutti quegli stimoli che giungono da qualche parte, ed, in qualche modo, ci chiedono di corrispondere al loro dialogo, di dar loro delle direzioni e una prospettiva. Una prospettiva entro la quale moto e forma un poco alla volta tessono la struttura fisica. Una prospettiva che diviene il centro d’equilibrio, mai completo, mai prestabilito, sempre incerto, dove l’inizio di ogni possibile movimento si congiunge con la sua fine, attraverso l’escursioni delle parti, che, andando e ritornando sempre, dalla periferia, al centro e viceversa, sommano le loro reciproche esperienze, apportando nuove informazioni, per completare l’idea di postura che abbiamo in memoria.

Dalle parti prossimali ( più centrali del corpo) a quelli distali (più esterne rispetto alla centralità del corpo) dalle parti distali a quelle prossimali. Dalla nostra profondità interiore a tutto quel corpo, che pare essere esterno ad essa, scorrono i movimenti. Movimenti che non sono solo processi fisici, informazioni elettriche o magnetiche, ma sono anche processi di coscienza, stati dell’essere, frequenze, energie pensate ed emozionate dall’individuo, che si fanno visibili attraverso la sua gestualità, per fare del suo organismo e dello spazio che sperimenta, un abbraccio ininterrotto.

E così, un giorno: la presenza maturata dall’esperienza percettiva; tutti i movimenti, giunti al limite della loro azione; ed il pensiero, avendo riepilogato a sé ogni possibile andamento, si ritrovano nella stessa centralità, una centralità che fondamentalmente è stasi, perché in realtà non si è mai mossa dal suo punto originario, ha solo emanato intorno la propria danza.

La causa prima di tutti i nostri movimenti, è sempre a scopo evolutivo e inoltre, per quanto ce la vogliamo raccontare, quella causa è anche l’origine della nostra guarigione, sia fisica che spirituale. In ogni movimento, stato fisico e spirituale, non sono mai scissi e quando ci dimentichiamo o dell’uno o dell’altro stato d’essere, in noi, accade una stortura, un disequilibrio, un mal’essere. Dopo il lungo viaggio dall’unità alla divisione, l’esperienza dissociativa andrà deposta e tutto ciò che rimarrà, sarà allora pura energia, armonizzata, o disarmonizzata dal nostro stesso obiettivo d’accordo. L’esterno è l’interno sono solo una danza momentanea, esattamente come lo sono divisione e unità, distinzione e interezza, una danza, un insieme di forze, che, oscillando sembrano come apparire quando sono vicine e scomparire quando sono distanti, muoversi e fermarsi, mentre vanno e ritornano da e verso, il loro centro originario.


Raffaella Crociati 
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